Il 9 giugno 1983 papa Giovanni Paolo II proclamava "Venerabile" una giovane spagnola di Madrid: Maria-Teresa González-Quevedo, vissuta solo vent'anni, dal 14 aprile 1930 all'8 aprile 1950. La Chiesa coronava così ufficialmente questa vita breve ma intensamente vissuta, conclusa nel noviziato delle Carmelitane della Carità, la congregazione nella quale avrebbe desiderato spendere tutta la sua vita, nella preghiera e nell’apostolato attivo, ma anche con il desiderio espresso di lavorare in terra di missione.
La vita di questa giovane madrilena è legata in vari modi alla Compagnia di Gesù. Infatti Teresita (come comunemente veniva chiamata) formò la sua vita spirituale nella partecipazione attiva alla Congregazione Mariana, da lei frequentata nell’Istituto delle Carmelitane della Carità, dove compiva gli studi.
Si sa che le Congregazioni Mariane hanno origine proprio dalla Compagnia di Gesù. I gesuiti le hanno diffuse in buona parte del mondo cattolico come una "via" di impegno cristiano aperta specialmente ai giovani, che portano così nel loro ambiente, famiglia, luogo di lavoro e attività apostoliche, i valori di una spiritualità maturata grazie agli Esercizi Spirituali di S.Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti.
Una "via", questa della Congregazione Mariana, fatta di formazione teologica a vari livelli (secondo le varie tipologie di congregati), di preghiera costante e frequente revisione di vita, rafforzata appunto dalla partecipazione annuale agli Esercizi Spirituali, e avendo come riferimento caratteristico la Vergine Maria, contemplata sia nel suo ascoltare e vivere la Parola di Dio, sia nel suo slancio di comunicare agli altri questa ricchezza ricevuta.
L'altro legame con la Compagnia di Gesù è costituito dal fatto che la famiglia della Ven. Maria-Teresa conta tra i parenti anche due gesuiti. Due fratelli infatti del padre di Teresita erano gesuiti, uno dei quali è il P. Antonio González-Quevedo. Sarà proprio da lui che Teresita riceverà per la prima volta l'Eucaristia.
Il periodo nel quale visse non fu certo sereno, anzi fu attraversato dalla violenta guerra civile spagnola, durante la quale si scatenò una vera persecuzione religiosa, che causò la morte di 7.000 sacerdoti e 13 vescovi. Tra questi martiri figurano anche tre fratelli del padre di Teresita.
I primi anni
Maria-Teresa González-Quevedo nacque a Madrid il 14 aprile 1930, dopo il fratello Luigi e la sorella Carmen. Il padre, Callisto González, era un noto medico della capitale. La madre era Maria del Carmen Cadarso, nipote dell'ammiraglio Luis Cadarso y Rey, caduto in battaglia nel 1898, a bordo dell'incrociatore "Regina Cristina".
Crebbe in una grande casa al centro di Madrid, nel cuore elegante della capitale, la piazza d'Oriente, di fronte al Palazzo Reale. La prima infanzia trascorse serenamente, e la sua scuola fu l'Istituto delle Carmelitane della Carità, scelta favorita dal fatto che una zia di Teresita, Suor Carmen, insegnava nell'Istituto. La stessa che anni dopo l'avrebbe accolta come Madre Maestra nel Noviziato.
Della scuola Maria-Teresa amava l'ambiente, un po' meno lo studio... e la entusiasmavano soprattutto le partite della pelota, e per questo sapeva scegliere con cura le compagne di squadra... Per la sua bravura era molto ricercata, era generosa in tante piccole cose della vita di tutti i giorni, e per questo non si esitava a ricorrere a lei.
Una madrilena autentica, con uno straordinario senso dell’umorismo. Una fanciulla come le altre, ma con una inquietudine nell’anima... che a poco a poco l’avrebbe portato molto lontano, al di là di quanto lei stessa poteva prevedere, fino alla donazione totale al Signore. Di questa "inquietudine" abbiamo la prima traccia in un appunto da lei scritto quando aveva solo dieci anni, sia pure storpiando un po’ la grammatica: «O deciso di essere santa».
La Congregazione Mariana
Maria Teresa giunge ai tredici anni con una fisionomia interiore e un carattere già ben delineati. Non è alta, ma ben proporzionata e molto agile. Bionda, con occhi azzurri un po’ a mandorla e un atteggiamento che invita al sorriso. Chi l'ha conosciuta la ricorda molto elegante e con un’aria di distinzione inconfondibile. In questo periodo ebbe modo di sviluppare i fondamenti della sua vita spirituale, grazie ad un corso di Esercizi Spirituali tenuto nel suo Istituto.
Il suo carattere si andava manifestando deciso e coraggioso. Imparò presto a guidare la macchina, e ci racconta il padre come dovesse stare molto attento con lei, dato che Teresita si lanciava sulla strada senza titubanza o timore. Una volta s’incaricò di forare gli orecchi di un’amica, per metterle gli orecchini. Appena cominciata l’operazione, la "vittima" si sentì male fino a perdere la conoscenza. Ma Teresita, figlia di medico, lungi dal preoccuparsi per l’incidente, lo ritenne la migliore occasione per proseguire il suo lavoro, e approfittò dell’incoscienza della sua amica per metterle immediatamente i due orecchini. Una fermezza quindi unita a un fine equilibrio, una calma che le conferiva un dominio caratteristico nelle varie situazioni.
Proprio negli anni in cui Maria Teresa frequentava l'Istituto, venne istituita la Congregazione Mariana, che venne subito presentata con le sue esigenze impegnative. Teresita si sentì subito conquistata da questo ideale, in cui confluiva la sua particolare devozione alla Madonna.
I compagni di Teresita testimoniarono che con la sua partecipazione alla Congregazione Mariana iniziò in lei una vera evoluzione interiore, sorprendente e
definitiva. La sorella Carmen ricorda: "Fece un mutamento veramente radicale e palpabile, che noi tutti che la circondavamo notammo. Finora, pur essendo una brava ragazza, aveva alcuni difetti molto comuni nelle ragazze della sua età, dalle quali si differenziava in pochissime cose. Ma in questo periodo della sua vita - nel quale secondo me cominciò ad essere poco comune - fece un vero cambiamento".
Ma anche questo "mutamento radicale" non diminuì il suo entusiasmo e la sua gioia "contagiosa", che fu come la costante della sua vita.
Si consegnava ad ogni congregata mariana una medaglia. Secondo l'uso, Maria-Teresa doveva farvi incidere una frase, e ne scelse una che esprimesse il suo programma di vita: «Madre mia, che chi mi guarda veda Te».
Una preghiera carica di... conseguenze
Durante una celebrazione mariana del mese di maggio, ecco che Teresita formula un preghiera particolare, esprimendo qualcosa che sente profondamente dentro, anche se ancora non in modo molto chiaro: "Madre mia, dammi la vocazione religiosa!". Come si vedrà dopo, era in realtà la risposta alla chiamata del Signore verso una totale consacrazione. Maria-Teresa si sentì poi quasi turbata, comprendendo la portata della sua preghiera: "Mentre uscivo - confiderà poi ad una amica - mi venne una paura terribile al pensare: e se la Madonna me la dà veramente?!...".
Questo desiderio di donazione totale al Signore emerge spontaneo nell'episodio di un pomeriggio domenicale, nel quale Teresita conversava con una compagna. L'amica a un certo punto le dice: "Io viaggerò, mi divertirò finché sarò giovane, e quando sarò più vecchia, entrerò in convento per assicurarmi il Cielo". La risposta di Teresita fu immediata e rivelatrice: "Quanto sei gretta ed egoista!... E credi che Gesù ti accetti ormai piena di acciacchi, dopo che hai offerto la parte migliore della tua vita al mondo?! Gesù ha gusti migliori, e vuole in dono la giovinezza, con le sue gioie e i suoi sogni!"
Verso la scelta decisiva
Siamo nel 1947. Teresita ha 17 anni. D'estate la famiglia va a Fuenterrabía, nel nord della Spagna, per le vacanze al mare, in un tratto di costa non lontano dal confine francese. Lì Teresita si trova magnificamente: amava pescare i calamari con i pescatori, giocare a tennis, e amava partecipare alle tipiche danze basche sulla piazza del paese. Ma non trascurava l'impegno a favore degli altri. Partecipava infatti attivamente alle vendite di beneficenza a favore delle missioni, andando in giro per le botteghe artigianali per procurarsi il necessario.
E' evidente che attirava l'attenzione dei ragazzi, presi dalla sua bellezza, dall'eleganza del vestire e dalla spontanea allegria del suo comportamento. Ridevano, scherzavano, cantavano con lei, tuttavia molti di loro diranno poi che nei suoi confronti sentivano di non poter andare oltre a una sana
amicizia, perché vedevano in Teresita qualcosa di indefinibile, che invitava a un grande rispetto, presentivano forse che il suo orizzonte andava oltre quello che normalmente una ragazza di quella età sogna e desidera...
Sappiamo anche di un ragazzo in particolare che si era innamorato di lei, Luis José González-Gillén, oggi ingegnere dell'aereonautica, che le mandò un bellissimo mazzo di fiori bianchi il giorno della vestizione. Così ne ha parlato la madre di Teresita nel 1983, l'anno in cui la figlia venne
dichiarata Venerabile: «Era un bravo ragazzo di ottima famiglia, molto bello, veramente le sue qualità non potevano essere migliori, ma Teresita aveva aspirazioni molto alte e certamente non ebbe dubbi.»
Difatti Maria-Teresa aveva ormai chiara la decisione di fare il "grande passo", di chiedere l'ingresso in Noviziato tra le Carmelitane della Carità. Ma era una decisione che nessuno ancora conosceva, e che anzi avrebbe colto molti di sorpresa.
Finita l'estate, riprende l'anno scolastico. Poi alla fine di ottobre qualcosa fuori dell'ordinario: la partecipazione a un convegno della "Gioventù Missionaria" che le carmelitane organizzano a Tarragona. Circa 400 giovani giungono in questa città da tutta la Spagna, e il gruppo di Madrid è guidato proprio da Maria-Teresa. Una partecipazione come al solito attiva ed entusiasta.
A Tarragona il tema del convegno sono le missioni in Cina. Teresita - già sensibile a questi temi - viene conquistata ancora di più dall'ideale missionario, tanto che si può dire che questo costituisce una delle motivazioni che l'hanno spinta a scegliere la vita religiosa, il sogno cioè di voler partecipare in prima persona al lavoro missionario. Nel frattempo infatti aveva già "adottato a distanza" un bambino delle missioni, inviando delle offerte per la sua educazione.
Durante il suo Noviziato manifesterà esplicitamente questo suo desiderio: "Ho una evidente vocazione di missionaria, la mia vocazione è chiarissima". Ma come avvenne per S.Teresa di Lisieux - che avrebbe voluto lasciare la Francia per andare in un Carmelo del Vietnam - la malattia le impedì di realizzare questo sogno, almeno su questa terra...
La notizia!
Il 21 novembre 1947 decise di comunicare la sua scelta alla zia Suor Carmen, che sta a Carabanchel, proprio dove c'è il Noviziato. La zia comprende la serietà del passo della nipote, ma cerca di farla riflettere:
"Sei troppo giovane! - le dice - dovresti aspettare almeno fino ai vent'anni, come zia Irene, come me..."
"Zia, temo che tu non mi abbia capita - replica Teresita - Ho deciso davvero. Ci penso da tempo.
Anche il Padre Múzquiz approva. Ma non dire niente a casa, perché voglio essere io la prima a dirlo a papà..."
Il Padre Múzquiz le suggerisce - vista la particolare devozione di Teresita verso la Vergine Maria - di comunicare alla famiglia la sua decisione per la festa dell'Immacolata, l'8 dicembre. Ma anche su questo punto Teresita ha un suo progetto preciso: rivelando uno squisito senso di delicatezza sceglie di comunicare la notizia solo dopo l'Epifania, in modo che il periodo natalizio trascorra serenamente.
Il 20 dicembre le alunne si riuniscono in Cappella per pregare insieme prima di separarsi per le vacanze di Natale. E qui Adelaide Muñoz - una sua compagna - nota in Teresita delle lacrime silenziose... Evidentemente Teresita avverte ora più chiaramente il peso del distacco che l'attende, distacco dalla famiglia, dagli amici, dai compagni di scuola... ma è solo un momento, e con grande forza d'animo presto riprende la sua allegria abituale...
Qualche giorno dopo, la vigilia di Natale, scrive una delle sue ultime lettere "sbarazzine", parlando all'amica Marisa della nuova automobile acquistata dal padre: "E' bellissima, di color verde chiaro, con aria calda e fredda e molte cose belle; manca solo la radio..." Racconta poi di aver partecipato a una festa: "Ieri Maruja Parrella, sai chi è, ha fatto la festa dei 18 anni: mi hanno dato il permesso di andarci, sebbene sia finita alle due e mezzo della mattina... Mi sono divertita un mondo e ci siamo fatte dei vestiti da grandi: una gonna di velluto nero quasi sino ai piedi... La cosa più interessante è che mi sono messa i tacchi..." Ma alla fine della lettera scrive: "Se vuoi farmi il favore di pregare per una mia intenzione, te ne sarò molto iconoscente". L'amica non sa ancora cosa ha in mente Teresita, nè certo avrebbe potuto indovinarlo dal tenore spensierato della lettera...
Ed eccoci - finito il perido Natalizio - al 7 gennaio 1948. Teresita, come aveva deciso, comunica al padre la "grande notizia"... Il padre comprende... conosce sua figlia, sa che se si è decisa a questo passo è perché è sicura di quello che fa, ma cerca ugualmente di farla ancora riflettere:
"Ma Teresuca, ti rendi conto di ciò che dici? Tu che sei tanto vivace e allegra, tu che ti diverti tanto alle feste..."
"Niente di questo mi soddisfa, papà!"
"Tu lo sai, vero, che se diventerai una religiosa ti aspetta una vita di molto sacrificio?"
"Sì, lo so. Ma è proprio ciò di cui vado in cerca."
E comunica al padre anche la data da lei scelta per l'ingresso in Noviziato, il 23 febbraio!... Al padre che un po' sorpreso le chiede il motivo di questa data così precisa, Teresita risponde molto semplicemente aprendo le dita della sua mano... "Perché guarda, papà: due più tre fa cinque... Maria!..."
Ingresso in Noviziato e... Neve!...
Naturalmente la notizia si propagò subito tra parenti, amici e compagni di scuola, e fu grande sorpresa per tutti... Come è naturale i pareri furono i più vari: chi dice che è l'esaltazione di adolescente, altri commentano che è proprio un peccato che una ragazza bella, elegante e intelligente come Maria-Teresa vada a chiudersi in un convento, rinunciando a un avvenire che per lei certo sarebbe stato radioso!... Altri superano la sorpresa, cominciano a ricordare, a riflettere... e dicono che sì, sarà certamente un'ottima religiosa...
Il 23 febbraio si avvicina... Un’altra passione di Teresita era stata sempre la neve, che non manca a Madrid durante l'inverno. E per le battaglie a palle di neve la grande piazza d’Oriente era proprio l'ideale! come anche il cortile della scuola, dove, eludendo la vigilanza, Teresita si sdraiava sulla coltre di neve, fra allegre risate!...
All’approssimarsi del famoso giorno, l'amica Consuelo la chiama al telefono:
"Sei contenta?"
"Contentissima! Sarà un giorno felice per me. E se la Madonna mi concedesse un piccolo desiderio..."
"Quale? Dimmelo!"
"Che il giorno 23... nevichi. Vorrei che quel giorno tutto, tutto fosse bianco..."
Un desiderio che ne richiama un'altro uguale, espresso tanti anni prima in Francia da Teresa di Lisieux, per il giorno della sua Professione... E come Teresa, anche Maria-Teresa González-Quevedo sarà accontentata...
La vigilia della partenza, il 22, viene a salutarla l'amica Amparo... e con meraviglia ammira il raffinatissimo vestito che indossa Teresita... Sembra sorpresa di tanta eleganza... Teresita capisce e sorride: "Tu lo sai, Amparìn, a me piace vestire bene e tutte queste cose mi fanno piacere, ma quando entrerò in Noviziato tutto questo finirà. Voglio arrivare ad essere santa, non voglio mediocrità".
Più tardi Consuelo la chiama ancora al telefono:
"Tere, ti richiamo per dirti addio!..."
"Adiós, Consola! Ma vedi che bella notte? Non ci sarà nulla di quello..."
Niente neve dunque? Ma come con Teresa di Lisieux, anche qui avviene l'imprevedibile... Nella notte una fitta nevicata veste di bianco la grande città di Madrid... e il mattino del 23 febbraio Teresita, felice, ringrazia il Signore per questa "delicatezza" nei suoi confronti... Coincidenza? Ma è il suo giorno, e il fatto è che ora tutto è completamente bianco di neve, come aveva desiderato...
E qui Teresita ha ancora uno stratagemma in serbo per evitare alla madre l'ultima pena del distacco... Con uno "studiato" ritardo, quando la madre l’aspettava ancora per andare a messa, convince il padre e il fratello Luis ad accompagnarla di corsa al Noviziato di Carabanchel!...
Al Noviziato l'accoglie la Superiora, Suor Maria-Teresa Rodríguez, che senza sapere del desiderio dell'aspirante novizia commenta: "Chissà se Teresita ha chiesto al Signore la neve, come S.Teresa del Bambino Gesù?"... Teresita risponde solo: "Mi piace molto la neve..."
Teresita novizia a Carabanchel
Nel Noviziato di Carabanchel Teresita trovò quello che desiderava profondamente, e tra le cose che più apprezzava era lo stile povero di vita delle carmelitane, in contrapposizione agli agi e alla ricchezza che sempre l'avevano circondata in famiglia. Qui il suo amore per la Vergine Maria ebbe
modo di approfondirsi, e il risultato era una grande fiducia: "Da Lei ottengo tutto, la sento a portata di mano. Se le nostre madri ci amano tanto, quanto ci amerà la Santa Vergine? Cosa ci negherà?
Sono sicura che sarò santa, poiché lo chiedo alla Madonna e Lei può tutto". E aggiungeva: «Ho moltissima devozione a San Giuseppe. Che direbbero Gesù e Maria se non amassi questo gran Santo?».
Cominciarono subito le visite delle sue compagne di collegio, che tanto la rimpiangevano. Era curioso vederla nel salone circondata da ragazze che l’ascoltavano senza fiatare e che ripartivano protestando contro la brevità della visita!
Qualcuna le parla delle ultime vacanze: "Senti, Tere, non ti ricordi di Fuenterrabía?" "Me ne ricordo - replica Teresita - perché non ho perduto la memoria, ma ti assicuro che non ne sento affatto la mancanza, perché, se vedessi come si sta bene qui! Io credo che se nel mondo sapessero che cos’è il Noviziato, farebbero la fila per entrarvi!"
Quando fanno indossare a Teresita l'abito da postulante, Suor Carmen non può fare a meno di contemplare la bellezza dei suoi capelli, che stanno per essere nascosti dal velo... Ammira i riccioli piegati con cura e commenta: "Oh quanta vanità, ma quanta vanità!..." Teresita replica: "Sì, madre, tanta, ma ormai è finito tutto!"
L'ultimo mese di Maggio
Maggio 1949, l’ultimo nella vita di Teresita. All'inizio del mese Teresita dice: "Altre volte ho visto chiaramente quello che la Madonna vuole da me, ma ora non ho visto nulla...". Sull’imbrunire, qualcuno nota l’aspetto febbrile di Suor Maria-Teresa: "Ti senti male? - le chiede la zia, che è anche la Madre Maestra." "Macché!... mi sento piuttosto pigra". Ma il termometro spiegò il motivo di quella pigrizia...
"Per ora [la Madonna] mi chiede questo:
però resto attenta a vedere cosa mi chiede quando mi alzerò."
- "Cosa le chiede, Suor Maria-Teresa, la Madre del Cielo?"
- "Non lo vede?... Sopportare con pazienza tutto quello che mi manda; non so quanto durerà... si faccia la volontà di Dio. Sono nelle mani della mia Madrecita. Lei sa cosa mi conviene."
Un altro giorno, Suor Anita Prieto le dice:
- "In camera, Suor Maria-Teresa?"
- "Pensavo di ossequiare la Vergine, e questo era quello che Lei voleva. Sono contentissima!"
Durante il noviziato lesse la Storia di un'anima di S.Teresa di Lisieux, e scrisse nel suo diario:
"La piccola via di Santa Teresina mi piace molto, però per me, questa via deve passare attraverso la Santa Vergine."
Santa Teresa di Lisieux promise di "passare il suo Cielo a fare del bene sulla terra"; Maria-Teresa diceva alla Madre Provinciale: "Madre, qui non le sarei molto utile, però dal Cielo vedrà quanto lavorerò!" E alle sue connovizie: "Nel Cielo... sarò occupatissima, presentando [alla Madonna] tutti gli ossequi che le offrono."
Un gionno venne sua madre a visitarla, e le domandò: "E allora, come va la santità?" E lei: "Va, va avanti..." "Non so - continuò la madre in tono scherzoso - ma mi pare che ti sta costando molto farti santa." Teresita risponde con decisione: "Però, mamma, anche a Luigi gli sta costando diventare ingegnere agronomo, e non credo che metti le due cose sullo stesso piano..."
Quello di cui soffriva Teresita era una pleurite acuta, che la tenne a letto tutto il mese di maggio... il che non le impedì di diffondere ottimismo, amabilità e gioia: "Ah! che ridere, sorella!... Non sa che mio padre se n’è andato molto preoccupato perché ho molta "velocità"? [di sedimentazione del
sangue] Pensi, proprio io sempre calma, lenta... ed ora lo preoccupa... la mia velocità!".
Un miglioramento - più apparente che reale - le permise di tornare presto alla vita normale, ma la malattia continuava il suo corso...
"Alla Comunione - leggiamo nel suo diario - avevo così tanto desiderio di darmi tutta a Gesù per dimostrargli quanto volevo amarlo, che mi offrii come vittima perché facesse di me ciò che voleva". E Dio... suole avere un udito molto fine per ascoltare questo genere di preghiere!
Altre riflessioni di questo periodo:
Festa di S.Stanislao Kostka, gesuita. Un gruppo di novizie commentano la figura del santo. "Che anima privilegiata quella di Santo Stanislao! - dice Teresita - morire nel Noviziato... amando tanto la Santa Vergine... nelle sue braccia... però la cosa migliore è fare la volontà di Dio, in tutto quel che Egli ci chiede."
Parlava con una novizia durante le vacanze di Natale, e senza ombra di dubbio le disse: "Certamente in questo Anno Santo [1950] andrò in Cielo, perché la Madonna mi prenderà nel suo giorno... ci sarà tanta festa in Cielo per il dogma dell'Assunzione... sono sicura che sarò là."
"Per essere santi il primo passo è la fiducia, poi l'abbandono nella mani della Vergine, perché Dio faccia quello che vuole."
"Non capisco come ci siano persone alle quali la Madonna sia indifferente e non vivano di Lei, perché si complicano enormemente la vita."
"Mi è toccato il primo premio!"
Il 18 gennaio 1950, Teresita avverte un forte dolor di testa. La Madre Maestra, in un primo momento ottimista, crede poi più prudente chiamare il padre, anche per la sua professione di medico, ma senza temere ancora nulla di grave.
Il dottor Quevedo, al contrario, si rese subito conto della gravità del caso. La diagnosi non lasciava speranza: si trattava di meningite tubercolare. Per questo disse alle suore: "Decidete voi... Mia figlia morrà, tanto a casa che qui... e sarei quasi del parere di non sottoporla a cure, perché alla fine dovrà ugualmente morire, dopo aver sofferto molto».
E il padre volle lui stesso avvertire la figlia: "Teresuca, figlia mia, stai maluccio, ed anche se cercheremo di farti guarire, sarà bene che tu ti prepari..." Teresita comprese subito e rispose prontamente: "Si, papà, al più presto."
E tra la sorpresa di quanti la assistevano e visitavano, la notizia della sua prossima morte fece esplodere in Teresita
una gioia incontenibile: "Venga, Suor Giacinta, che sono più contenta... ma come sono contenta!..." "Ma, non hai paura di morire? "Come posso aver paura. se ho una Madre in Cielo che mi verrà incontro?"
"Però, se tu non lo hai ancora guadagnato il Cielo - insinuava la Madre Maestra - come potrai possederlo così presto?"
"Certo che non l’ho guadagnato! Ma me lo regalano; Tu sai il fatto del buon ladrone. Se Gesù e Maria, che mai separo, me lo vogliono regalare, sono padronissimi."
Era tanto impressionante lo spirito soprannaturale e la gioia di Teresita dinanzi alla morte, che quando le fu dato il
sacramento degli Infermi il padre, pur disfatto dal dolore dinanzi all’impotenza della scienza umana per salvarla, disse: "Veramente, sarebbe un’infamia il
ritardarle la partenza..."
"Mi è toccato il primo premio! - diceva allegra Teresita alle sue compagne. E poi a quelle che imparavano i canti liturgici: "Come va la Messa da Requiem? Mi sembra che sarò io ad inaugurarla..."
A chi la invitava a recitare la preghiera mariana del "Memorare", rispose: "Sì... ma non perché mi passi il dolore, vero?" Bene, sarà perché la Vergine le conceda quel che vuole, e che l'aiuti a soffrire." "Questo sì..."
Ma il male faceva il suo corso, ed erano spesso dolori lancinanti. In queste tremende crisi la sua supplica era sempre la stessa: "Signore, Signore, non ne posso più... mi sembra di diventare pazza... Sono strabica? Madrecita mia, non ne posso più!"
E spuntò l’alba del Giovedì Santo. Siamo nel 1950, nell'Anno Santo proclamato da papa Pio XII.
Quando tutti si rallegravano per un relativo miglioramento, dopo due lunghi mesi d’intensa sofferenza, all’improvviso ecco Teresita emettere un grido acutissimo, ecco sopravvenire un tremore generale, una totale perdita di conoscenza... Eppure anche in quello stato venivano spontanee alle sue labbra le sue abituali invocazioni mariane...
Poiché sapeva che restare nella volontà di Dio è la cosa più desiderabile, tranne le risposte che era obbligata a dare alle Superiore e ai medici, una sola era abitualmente la sua risposta a chi le chiedeva come si sentisse: "Bene, bene... sto benissimo, perché sto come Dio vuole!..."
Partecipò con fervore e perfetta conoscenza alle preghiere che si dicevano attorno a lei per la salvezza della sua anima, e mentre si andava spegnendo continuava a ripetere: "Gesù, ti amo per quelli che non ti amano!... Madre mia!... mille volte morire che offenderti!..."
La notte del Giovedì Santo fu crudele per lei: dopo un attacco del male il suo collo era diventato rigido, e non poteva muoversi se non con terribili dolori... "Signore... ecco... colei che vi ama... e desidera... ardentemente... ricevervi... Signore..." E poco dopo: "Sono vostra... per Voi sono venuta al mondo... Cosa vuoi, o Signore... da me?... Tutto posso... in Colui... che mi conforta..."
E quando ormai credevano di non riudire più la sua voce, esclamò con forza, tra la meraviglia generale, tanto da essere udita nella stanza accanto, con le braccia levate in alto: "Madre mia, vieni a ricevermi... e portami con Te in Cielo!" Poi, più calma: "Per quelli che... non ti amano..."
Una suora le suggerisce di chiedere la grazia della guarigione, ma Teresita replica con chiarezza:
"Madre mia! quello che tu vuoi!..." Poi alzò un'ultima volta le mani e disse sorridendo: "Come è bello!..." A cosa si riferiva? Cosa vedeva?... Le sue mani poi si riabbassarono, e proseguì ripetendo silenziosamente le giaculatorie che le suggerivano... Spirò dopo pochi minuti...
Era l'8 aprile 1950. Mancavano pochi giorni al compimento dei suoi vent'anni...
Così conclude Maria Luisa Lopez de Uralde nella sua biografia di Teresita: « Da quando gli Angeli van raccogliendo attraverso i secoli l'ultimo respiro dei loro fratelli della terra che muoiono, poche volte si è compiuto in modo così vero il detto che dice: 'La morte è l'eco della vita!...' »